Un racconto non solo per ragazzi
In cerca di casa…
Antonella è una ragazza a cui piace fantasticare ma anche, qualche volta, lasciarsi andare a pensieri; da diversi anni viene all’oratorio estivo e conosce ormai molte delle riflessioni fatte insieme.
Questa mattina sembrava particolarmente seria o forse stava semplicemente riflettendo qui nel nostro “giardino” di San Fermo (succede da quando in oratorio non portiamo più il cellulare).
Alcune amiche si sono fatte vicine: “Cos’hai stamattina per esser così seria?”.
No niente, stavo pensando tra me e me; ho un po’ di confusione in testa; stavo pensando alle riflessioni sul corpo e sul cuore che abbiamo fatto tante volte quest’anno e mi chiedevo: “E’ il corpo la casa dove custodire il nostro cuore, o il cuore è la casa dove custodire il nostro corpo?”.
Elisabetta, Antonietta e Gioconda si incuriosirono, cercarono qualche soluzione; non vennero a capo di nulla.
Una cosa interessante però riuscirono a dirsela: il cuore e il corpo cercano una casa.
* * *
Una cameretta troppo stretta
Clamoroso!
Stavolta non si è accontentato di una telefonata . Per quei ragazzi meravigliosi che ogni estate si trovano San Fermo, papa Francesco, ha deciso di fare un salto e di venirli a trovare.
Appena arrivato, trovò un gruppetto che stava lamentandosi della propria cameretta troppo piccola. Dovevano trovarsi in 4 o 5 a giocare con la PlayStation, ma in quella cameretta non ci sarebbero mai potuti stare. Uno azzardò persino: “I miei genitori potrebbero darmi la loro; tanto loro non ce ne fanno nulla. La usano solo per dormire!”.
Chiese la parola papa Francesco: “Le camerette dei ragazzi sono sempre troppo strette!
No, non stavo facendo una riflessione architettonica o psicopedagogica; stavo semplicemente annotando come alle vostre camerette manca respiro.
I mille giocattoli, gettati ovunque, alla rinfusa, ne occupano tutto lo spazio;
il computer, la PlayStation, il telefonino (pardon lo smartphone!) tolgono spazio al nostro cuore;
a cercar bene, in mezzo alle cianfrusaglie, si potrebbe trovare anche un vangelo e qualche immagine di Gesù; ma cosa possono servire in tutto quel caos di cose e desideri?
Nel nostro cuore spesso, purtroppo, non c’è più spazio per niente, se non per noi stessi.
Sono d’accordo con voi. Ci vorrebbe molto più spazio, perché la vostra cameretta troppo spesso è tutta la vostra casa e dentro non ci stanno né genitori, né amici; né compagni che sono nel bisogno.
Nella casa del nostro cuore c’è poco spazio per gli altri;
non c’è spazio per il raccoglimento, per l’accoglienza,
oserei dire che persino lo Spirito fatica ad intrufolarsi.
.Abbiamo bisogno di una casa più grande.
* * *
L’Architetto e sua casa
Francesco si spostò in un altro gruppo, il “gruppo degli architetti”, insomma alcuni ragazzi che stavano arrabattandosi per la mega costruzione del Grest 2014.
“Sapete che Dio oltre che Creatore, Signore, viene chiamato nella Bibbia anche “Architetto”?.
Lui infatti ha creato (dunque potremmo dire anche costruito) le meraviglie del creato, il mondo dove gli uomini vivono; il cuore dove gli uomini trovano la loro casa.
“Ma Dio ha una casa?”, lo interruppe un ragazzo che voleva fare lo spiritoso.
“È un problema serio, gli rispose Francesco, se ne parla diverse volte nei libri della Bibbia.
Il grande re Davide, per esempio, un giorno pensò di costruirgliene una. Aveva combattuto molto ed ora il Paese sarebbe stato per molti anni in pace. Davide si era già costruito una reggia e da uomo pio pensò di fare una “casa” anche al Signore.
Il Signore, quasi si risentì; e gli rispose: “Caro Davide non ti preoccupare per me; apprezzo il tuo buon pensiero (come è bravo il Signore a controllare il suo cuore!), ma ho pensato che sia meglio che sia costruisca una casa a te; so che hai una bella reggia, ma hai bisogno di un luogo, (non fatto di mura!) dove tu possa trovarti bene col tuo cuore, coi tuoi affetti, oggi e in futuro.
Ti darò una discendenza che dura per sempre.
Ancora oggi noi chiamiamo la discendenza di persone nobili: “casato”.
Il figlio di Davide, il grande Salomone tornò alla carica: “voglio costruire una casa al Signore!” Voleva costruire, come usavano i popoli vicini, un grande Tempio dove il suo popolo potesse incontrare il Signore, pregarlo, supplicarlo.
Il Signore sembrò cedere; aveva capito che gli uomini hanno bisogno di una casa dove trovarlo, dove sentirlo vicino, dove stare con Lui.
Concesse a Salomone di costruire un Tempio meraviglioso.
Mi ha sempre commosso la preghiera di Salomone pronunciò davanti all’arca
il giorno dell’inaugurazione di questa meravigliosa casa:
Signore, io ti ho costruito questa casa,
ma so i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti,
tanto meno questa casa che ho costruito io!
Tuttavia, siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa,
In questo luogo, ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno;
ascolta e perdona.
Concluse poi papa Francesco: “Qualche giorno fa mi hanno fatto ascoltare una canzone italiana molto bella, m’han detto che l’autore “non è credente” (e si mise ha ridere in modo quasi sguaiato), ma io ve la canto lo stesso:
E ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza.
E ti vengo a cercare con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici perché in te vedo le mie radici.
* * *
Anche il Figlio dell’Architetto si occupa di case
Francesco si avvicinò a un gruppo di bambini che stavano entrando in chiesa:
“Un giorno il Signore ci ha mandato Gesù, suo Figlio perché abitasse tra noi”.
“Che gli era successo? – Lo interruppe un ragazzo Architetto – Non gli piaceva più il meraviglioso tempio costruito da Salomone?”
“No, quel Tempio lo aveva accettato solo per aiutare noi, come ben ricorderai; ora voleva farsi ancora più vicino a noi, così “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Un bimbo (sarà stato di prima, forse seconda elementare) alzò la mano: “Così Gesù è diventato la casa di Dio tra gli uomini?”.
“Proprio così. E un giorno Gesù disse: “Se anche distruggerete questo Tempio, in tre giorni io lo ricostruirò”.
I presenti pensarono che parlasse del tempio di Salomone, ma lui parlava proprio del suo corpo!”
Un ragazzo già grandicello aggiunse:
“Che bella questa confusione tra casa e corpo!”
Un’altra manina alzata: “Ma Gesù ha una sola casa?” Risata generale.
Riprese Papa Francesco: “voi avete riso, ma la domanda era molto intelligente!
La sua presenza in mezzo a noi come fratello, non fu l’unica casa abitata da Gesù.
Prima di morire, proprio là sotto la croce, ha messo le fondamenta per un’altra casa, la sua Chiesa
quando ha affidato Maria a Giovanni e Giovanni a Maria.
Coinvolgerà anche l’amico Pietro non appena lo incontrerà, dopo la risurrezione.
Risorto da morte sale al Padre per prepararci una casa in cielo.
* * *
Tante case, ma uno unico stile.
Un altro ragazzo intervenne: “Ma quante case! e sembrano molto diverse tra loro!
Francesco: “E’ vero sono molto diverse tra loro, anzi spesso gli uomini si divertono a distruggerne o a ridicolizzarne qualcuna:
– C’è chi continua a cercare un Dio Grande… E rifiuta Gesù quando lo incontra nei fratelli più deboli.
Eppure lui aveva detto
“ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me;
ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli,
non l’avete fatto a me.
– C’è chi della casa preparata in cielo, non sa che farsene e preferisce soffocare nella stanzetta del suo cuore, talvolta più disordinata delle vostre stanzette.
– Soprattutto molti, non amano la Casa che Gesù ha lasciato a Pietro, Maria e Giovanni, la sua santa Chiesa: un giorno sembra troppo umana per esserci stata regalata da Gesù; l’altro giorno ci sembra troppo staccata dal mondo per poter interessare a noi.
Eppure tutti questi edifici (che poi a guardar bene è uno solo!)
hanno lo stile inconfondibile di Gesù.
Li riconosci subito, anche in mezzo a mille altri: sono tutti costruiti con l’Amore.