Nasinsù

La tribù dei nasinsù
ovvero la vera storia della “Cupola celeste”

Racconto – filo conduttore per l’oratorio estivo del 2009

Pietro era un bambino piuttosto triste, spesso lo trovavi solo a giocare, non sembrava capace di alzare gli occhi da terra.

Quell’estate erano andati in campagna con la famiglia e alcuni amici a Roccaraso; la loro casa era in aperta campagna, dove tra i verdi boschi potevi trovare qualche vecchio ( o antico) rudere.

Mentre la mamma prendeva il sole, e il papà si appisolava su un libro di archeologia (la sua passione!), Pietro si mise a giocare per terra con un bastoncino; rincorreva svogliato delle formichine, quando, a certo punto, fu attratto da una pietruzza blu, sotto la quale si erano rintanate le formiche.

La prese in mano; la guardava e riguardava attratto dei 1000 riflessi che su di essa componeva il sole, quando la mamma si accorse e preoccupata lo chiamò:

“cosa hai in mano, Pietro?” Sembrava un pezzo di vetro e la mamma ebbe subito timore che potesse ferirsi. Anche il papà si alzò e guardò attentamente la pietruzza, allargò le suo sguardo verso i ruderi e intuì che poteva trattarsi di una cosa molto seria: quello non era un pezzetto di vetro, ma una tessera di un mosaico e quei ruderi, considerandone la forma,  potevano essere resti di pareti  di una vecchia chiesa,.

La tesserina venne lavata,divenne spendente;  fu lasciata tra le mani di  Pietro pochi minuti e poi gli venne intimato di non perderla perché poteva essere “preziosa”.

Ovviamente Pietro fu subito d’accordo, perché lui da subito l’aveva ritenuta un  giocattolo prezioso.

 

* * *

 

La sera ci fu una festa in casa di alcuni amici.

Si parlò di molte cose e il discorso cadde su quei ruderi, e su quella pietruzza trovata da Pietro.

Il professore della locale scuola media raccontò che effettivamente li doveva esserci una chiesa antica, dedicata ai santi apostoli, conosciuta dagli abitanti col nome di “cupola celeste”, anche se a dire il vero nessuno sapeva il perché di quello strano nome.

Il papà di Pietro che, non dimenticatelo, era appassionato di archeologia, il giorno dopo quando  Pietro e mamma erano andati a fare un giro nel paese, provò a scavare lentamente, là dove Pietro aveva trovato la pietruzza.

Quale non fu la sua meraviglia nel vedere che altre pietruzze stavano accanto.

Ad un certo punto… sollevò un pezzo di intonaco (saranno stati una ventina di centimetri quadri) sotto il quale c’era davvero un pezzo di mosaico, sembrava (ma era troppo presto per dirlo) un pezzo di cielo stellato.

Non starò a raccontarvi tutta la storia, che potete ben immaginare; furono avvisati i responsabili delle belle arti, si trovarono fondi per uno scavo archeologico fatto per la quale; vennero dalla città studiosi d’arte e di storia; ci si ricordò che nel museo della città si erano già raccolti alcuni”strappi” di affreschi raccolti decenni prima sulle pareti di quella chiesa; si liberò una sala del museo e lì si cominciò a ricostruire quella cupola celeste fatta di lapislazzuli e di oro zecchino.

Ah, dimenticavo di dirvi che tolta la “cupola celeste” da terra, un’altra meraviglia apparve agli occhi degli studiosi: un pavimento tutto in mosaico…

 

Il papà teneva aggiornato Pietro sullo svolgersi dei lavori; le gite a Roccaraso divennero sempre più frequenti; Pietro cominciò, imitando un’altra passione del papà, a occuparsi di cielo, di stelle; provò, addirittura a rimanere sveglio un’intera notte per  scrutare il cielo con lui: che meraviglia!

Giorno dopo giorno Pietro si appassionava sempre più alla calotta celeste; rubava i libri al papà per studiare il nome delle stelle e l’ora più dolce per lui era ormai l’arrivo della notte, quando finalmente poteva guardare il cielo stellato.

Non era più neppure così taciturno, i suoi compagni lo trovarono diverso, ora stava volentieri con loro; alcuni si lasciarono prendere da questa voglia di vedere il cielo e… sembrava quasi un miracolo per i genitori di Pietro, più guardava il cielo più imparava a giocare, a sorridere, a gustare l’amicizia di tanti amici.

* * *

Ormai i lavori di restauro sono terminati. Tra qualche giorno ci sarà l’inaugurazione ufficiale.

Purtroppo non è stato possibile rimettere la calotta tra i muri diroccati dei boschi di Rocca raso; ma è  possibile vedere la volta celeste  ricostruita nel museo dove si trovano anche gli “strappi” dei bellissimi affreschi.

Pietro, è stato invitato a visitare il tutto con i “professoroni” prima dell’inaugurazione e lui ha voluto invitare tutti i suoi amici… una gita meravigliosa!

S’insinuò tra loro anche l’insegnante di religione e poté spiegare loro ogni particolare spirituale di quelle bellissime scoperte…

Ma a un certo punto, quale non fu lo stupore…

Tutto si animò, l’abside si riempì di immagini, Pietro si trovò circondato da amici, alcuni venuti da molto lontano, appena conosciuti , ma sembrava fossero amici da sempre e contro ogni regola del cerimoniale previsto, si misero tutti a cantare …

Se guardo il cielo, la luna e le stelle…

E ci fu una grande festa…

 Ah!, Sì, mi state chiedendo cosa c’entra il titolo? Boh! Scopritelo voi.

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