La lettera di Abramo

Mentre i ragazzi meditano sul sacrificio di Isacco con grande partecipazione e non senza perplessità,ecco spuntare da non si dove, una pergamena antica, con una lettera dettata dallo stesso Abramo…

 

Cari ragazzi,
vi ho visto così attenti a conoscere la mia storia che ho pensato di aiutarvi e di scrivervi.
Vi ho visto titubanti all’idea che un uomo, amico di Dio, pieno di fede fosse pronto e disposto a “sacrificare” il proprio figlio.
In questo avete manifestato saggezza; ma devo spiegarvi un po’ meglio com’è andata la vicenda.
Come ben sapete i fatti della mia vita furono tramandati oralmente per molti secoli, prima che fossero scritti nella Bibbia e quindi non vi è facile ricostruire con precisione la mia storia.
Avuto questo dono di Dio la nascita di Isacco, davvero il sorriso di Dio per Sara e per me, aspettavo qualche segno dal Signore sul suo futuro.
Ah, dimenticavo di dirvi che a quel tempo tra i nostri popoli( lo so che dirlo oggi è una cosa orribile, ma così si faceva) ogni primogenito veniva offerto alla divinità.
Io le Sara tante volte ci domandammo: “che ne sarà di Isacco? Chiederà il Signore anche per lui questo sacrificio? Perché allora ce lo ha donato in così tarda età?
Non ne venivamo a capo, ma ogni sera la nostra preghiera si faceva più intensa: “Signore, apri il nostro cuore a comprendere il tuo progetto; noi di nuovo rinnoviamo la nostra fiducia in Te, perché ci sei sempre stato vicino.
Passavano gli anni e Isacco arrivò all’età in cui questo “sacrificio” sarebbe stato da compiere; ma dal Signore nessuna notizia.
Da uomo di fede qual ero, sapevo benissimo che il Signore parla normalmente attraverso le leggi degli uomini, le loro tradizioni, la loro maniera comune di pensare e solo raramente si manifesta in modo speciale come era capitato a me, per esempio, al momento della chiamata.
Una sera Sara mi disse: “Dunque Abramo cosa intendi fare? Davvero pensi che Dio ti chieda in sacrificio questo nostro figlio?
Non risposi, ma non Sara di che mi scendeva una lacrima. Decisi.
Con la morte nel cuore il mattino dopo salii su quel monte, Moria. Il suo nome mi sembrava una presa in giro: “là il Signore provvede”, significa infatti tale nome; e io mi avviavo pensando proprio il contrario!

Tutto era pronto; Isacco sembrava avere capito tutto quand’ecco un grande segno; il signore gli apparve e con volto abbattuto e triste mi disse:
“No, no Abramo! Non voglio la vita di tuo figlio; non voglio la vita degli uomini; che ho apprezzato molto per la tua fede e propria te voglio dire che mai più un  figlio d’uomo dovrà morire per me.

Alzai gli occhi e vidi un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Andai a prendere l’ariete e lo offrii in olocausto invece del figlio.

Cari ragazzi devo aggiungere un’ultima cosa;
ogni tanto gli uomini ritornano su vecchi errori; pensate che nel mio popolo circa 1000 anni dopo  i miei amici profeti hanno dovuto richiamare il popolo su questo punto; anzi vi svelo un segreto: quando misero per iscritto questa mia storia, me l’ha detto uno di loro che scrisse  questa storia,
voleva proprio insegnare questo anzitutto: “Dio non vuole sacrifici umani”.
Poi certo ha voluto onorare la mia fede, e gliene sono grato; ma non dimenticate mai il Signore non vuole che uccidiamo i fratelli, neanche per motivi importantissimi.

Continuate a studiare e ad apprezzare laParola di Dio

Cordialmente il vostro Abramo.

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