Quando ci si nasconde dietro a una bottiglia

L’Ecumenical Water Network , organismo del World Council of Churches
chiede di ridurre l’uso della plastica nel commercio dell’acqua

 

Ridurre la produzione e la distribuzione di acqua in bottiglia nel mondo. Il World Council of Churches, attraverso l’Ecumenical Water Network (Ewn), esorta le proprie comunità ecclesiali e le organizzazioni ecumeniche in Europa e in Nord America ad avviare le opportune riflessioni circa l’impatto che questo tipo di commercio ha sull’ambiente e sul rispetto del diritto di accesso di ogni popolazione all’acqua.

La questione è piuttosto complessa.

Al centro delle preoccupazioni non c’è solo la plastica, ormai in gran parte riciclabile, delle bottiglie, ma anche l’effetto, secondo l’Ewn, altamente inquinante del processo di produzione e smaltimento.

Invece di essere riciclate, infatti, circa il 75 per cento delle bottiglie di plastica vuote finisce nelle discariche, oppure in laghi, ruscelli, mari e oceani, dove non potranno mai decomporsi completamente.

Non solo. Molto spesso i Governi eludono il proprio compito di fornire acqua potabile alle fasce di popolazione meno abbienti proprio grazie alla distribuzione di acqua in bottiglia,

Per quanto riguarda i Paesi più sviluppati, il problema si presenta in forme diverse. attraverso strategie di marketing aggressive, le industrie produttrici hanno progressivamente influenzato le abitudini dei consumatori, convincendoli che l’acqua imbottigliata è più sicura e più sana di quella del rubinetto.

vedi il resto su L’OSSERVATORE ROMANO, lunedì-martedì 27-28 luglio 2015, pag 6

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