Storie di fede

Giairo, il capo della sinagoga (mc 5,21ss)

 

giairo

Mi decisi ad andare da Gesù.
Non avevo chiaro cosa potessi ottenere,
ma quando una figlia in pochi giorni deperisce e sul suo volto vedi tristi presagi,
anche l’ordine dei pensieri viene sconvolto.

Sì certo, di Gesù avevano detto un gran bene;
l’ho visto pregare in sinagoga: puntuale, attento,
con uno sguardo che vedeva Dio-.

Ad esser franco, mi disturbava quel suo predicare nelle piazze;
in fondo io ero responsabile della vita religiosa del villaggio
e ogni disordine mi appariva come sospetto.

Quel mattino mi ero mosso per tempo;
m’aspettavo di incontrarlo da solo,
molta gente però mi aveva preceduto.

Un suo cenno discreto,
come del discepolo che incontra il maestro,
mi diede forza.
Mi sono ritrovato prostrato ai suoi piedi;
“La mia figlioletta, la mia figlioletta è agli estremi;
vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva».

Ancor prima di ricevere risposta,
la sua attenzione si era spostata verso una donna che gli aveva toccato il mantello.
Ne rimasi un po’ deluso.
Mi stavo rialzando quand’ecco i miei servi e la loro triste ambasciata:
“Non disturbare il maestro; è troppo tardi.”

Stavo ricadendo quando una mano,
o forse era solo la sua voce, mi trattenne:
“Non temere, – mi disse -continua ad avere fede!
Parole assurde, ma in quel momento ci credi.
Anzi il tono della sua voce acquietò il mio cuore….

Mi infastidì persino, quel trambusto che trovai a casa…
“Il maestro ha detto che dorme, ma la sua mano è già fredda…”
sentii mormorare da un presente, non senza un certo sarcasmo.

Lui prese la mano della bambina e le disse: “Fanciulla, io ti dico alzati!”
Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare.

 

Emorroissa (mc 5,21ss)

emorroissa

Ero io quella donna di cui parlava il capo della sinagoga.
Mi ero già imbattuta in guaritori dalle mille promesse;
si riconoscono dal tono della loro voce:
sempre sicuri, capaci di giudicare, di trovare peccati ovunque;
alla fine inconcludenti.

Quando un’amica mi parlò di Gesù, la zittii;
preferivo le mie pene a nuove illusioni.
Ma lui non era come gli altri.

Stavo andando a prendere una brocca d’acqua,
proprio nel momento in cui tutti accorrevano da lui;
pur curiosa, non volevo incontrarlo;
mi sfuggì uno sguardo, intravvidi il suo volto;
mi colpì la dolcezza della sua voce.

Mi ritrovai a spingere fra la folla:
dovevo parlare, almeno toccarlo.
Non mi ero resa ancor conto dell’enormità del mio pensiero
che già da dietro, gli stavo toccando la frangia…

«Figlia, la tua fede ti ha salvata.
Và in pace e sii guarita dal tuo male»
Il centurione e il suo servo

centurioneEro un uomo stimato, amavo la mia gente;
mi ero molto interessato alla oro religione,
anzi posso dire in sincerità che mi sentivo vicino alla loro fede.
Ma rimanevo un pagano, escluso dal loro popolo e dalla loro religione.

Gesù lo conoscevo, mi era capitato di conversare con lui qualche volta;
mi trovavo bene con lui; non oso dire che fosse mio amico.
Avevo deciso di parlargli di quella pena che aveva in cuore,
così, giusto per sentire una parola di conforto.
«Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente».

«Io verrò a casa tua e lo curerò – mi rispose.
Aggiunsi: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto,
dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.
Arrossii quando si rivolse a quanti lo seguivano
ed elogiò la mia fede;
chiedevo un aiuto per il mio servo ed egli mi ha accolto nella sua casa.

 

Pietro, i discepoli e l’indemoniato

pietroErano giorni in cui non ci si capiva.
Dopo il grande miracolo del pane, erano seguite alcune sue parole sconvolgenti:
“il Figlio dell’uomo dovrà molto soffrire,
ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi,
poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.pQuasi non bastasse, aveva aggiunto alla mia obiezione:
“Tu Pietro, mettiti dietro me!”.

Mi parve un rimprovero immeritato,
ma pensandoci a distanza, forse era un semplice invito
che voleva rinvigorire la prima chiamata!

Non voglio dimenticare, sempre in quei giorni,
l’emozione provata nella sua Trasfigurazione;
ma anche dopo questo avvenimento, sembrava dominare tra noi durezza e fatica;
lo stesso suo ordine di non parlare di quanto visto lassù,
alimentava il malumore tra noi discepoli.

E arriva quest’uomo, deciso, disperato,
a pretendere quasi la guarigione del proprio figlio.

Ma noi cosa potevamo fare? Chi eravamo per poterlo aiutare?
In un attimo sembrava avessimo dimenticato
tutto quello che avevamo imparato: fiducia accoglienza speranza.

“«Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto.
Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce.
Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».
Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci».

«Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».
«Credo, aiutami nella mia incredulità».
Gesù, prese per mano il fanciullo, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.

 

LA FEDE DI MARIA

Guardando l’annunciazione dell’Angelico

annunciazioneUna piccola cella,
muri bianchi.
Sul volto dell’angelo l’attesa di un si;
sul volto di Maria
una trepidazione che si fa risposta.
Tra i due, uno spazio bianco
che contiene l’attesa di tutta l’umanità

 

 

Ero in preghiera, tra le mani avevo il testo di Neemia:
“Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio;
non fate lutto e non piangete!
Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”.

Preceduto da un soffio di vento per Elia, mi apparve d’Angelo.
“Rallegrati, piena di grazia, il Signore con te”.

Percepii quelle parole come rivolte al mio popolo,
un tutt’uno con la consolazione che sgorgava dal testo di Neemia.

Ben presto mi accorsi che erano per me.
Rimasi turbata!
Ero io il “luogo” di quella speranza.

Quando voi rileggete questo incontro, siete sempre attenti al mio “sì”;
ma provate a pensare chi era colui che sarebbe nato dal mio grembo:
il Grande, il Figlio dell’Altissimo, colui che ha il trono di Davide, il Santo , il Figlio di Dio!

 

Guardando la Maestà di Cimabue

cimabue

 

 

 

Un trono troppo grande;
la vergine avvolta in un manto azzurro,
segno della sua divina maternità.
Sei angeli sostengono il trono.

I volti e le mani degli angeli
e di Maria,
rivelano incertezza, trepidazione, forse paura.
Il bambino è il vero Re benedicente
che fissa sul cuore di Maria una croce,

 

 

Nacque Gesù; furono giorni bellissimi, anche se tribolati.
La venuta dei pastori ci rallegrò molto;
erano proprio i “poveri del Signore” che venivano ad adorare il loro re.

L’accorrere gioioso, la visita, la modestia delle loro vesti,
mi confermarono che quel bambino era proprio il Signore:
“Ha rovesciato potente dai troni, ha innalzato gli umili!”.

Vennero anche i Magi, segno di una salvezza data a tutti gli uomini.

Ma intanto avanzavano nubi all’orizzonte:
le parole dure del caro Simeone: “una spada si trafiggeva l’animo”;
l’invidia e la folle violenza di Erode
e quella vita quotidiana così normale da farmi attratti pensare: “Non sarà tutta un’illusione?”

Temevo questi pensieri soprattutto per il mio popolo,
perché ormai mi era chiaro le mie vicende erano le vicende del mio popolo.

Si scioglievano  tuttavia,
non appena volgevo lo sguardo a mio Figlio,
lasciando una stran pacatezza nel mio cuore.

S’era ormai fatto uomo e sentivo che s’avvicinava il tempo delle sue scelte:
“Devo occuparmi delle cose del padre mio!”, mi aveva detto nel Tempio,
ed erano parole scolpite per sempre nel mio cuore.

 

Cana: con lo sguardo di  Rupnik

cana

Maria e il servo sono sullo sfondo
del rotolo del Verbo, del Logos aperto.
Maria ha ascoltato la Parola, l’ha accolta
ed essendo piena di grazia
ha avuto quell’amore necessario
perché la Parola potesse prendere dimora.
Il Signore si è sentito dentro di lei come a casa propria. (Rupnik)

Era un giorno di festa.
La gioia di ritrovarci con parenti e amici
e la gioia di vedere due giovani che si donavano l’uno all’altra,
si componevano in me diventando segno
dell’amore del Signore sposo del mio popolo;
e del mio popolo, sposa promessa al suo Signore.
Se ci fosse anche Gesù!

Eccolo arrivare con i suoi discepoli,
inizio del nuovo popolo di Dio.
Il mio cuore sussultò di gioia.

“Maria, non c’è più vino” mi dissero.
Chiamai Gesù, certa che quello era in momento.
“Che cosa a me e a te o donna? Dove corri o madre coi tuoi pensieri?
È ancora all’orizzonte la mia “ora”,
l’ora in cui dare la vita e tu già mi inviti a dare la gioia nuova del regno?”

“Fate quello che vi dirà?”
Ero certa dei miei pensieri.
E quale non fu la gioia,
il giorno in cui quel vino della festa umana si fece vino nuovo dello Spirito.

 Contemplando la “Pietà Rondanini”

rondanini

 

 

 

Gesù vedendo la madre
e accanto a lei il discepolo che egli amava,
disse:
“Donna, ecco tuo figlio!”.
Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

 

Quando lo deposero lo volli abbracciare per l’ultima volta.
Mi aveva resa “Madre della Chiesa”;
sentivo il peso e la bellezza di quella nuova maternità.

Più che sostenerlo, mi volli aggrappare a lui con tutta la mia forza.
Avevo bisogno del suo sostegno per la nuova avventura.
E per un attimo, ne sono certa, fu lui a sostenermi!

 

Ritornando all’annuncio

rupnik annuncio

 

“E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria”.

 

 

 

 

Dal primo istante della mia vita
mi accompagnò, il rotolo della Parola di Dio.
Quella Parola in me si è fatta carne:.

 

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