Linee diocesane per l’iniziazione cristiana dei fanciulli

19 ottobre 2013

Evangelizzazione e nuova evangelizzazione

  1. “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo” (Mt 28,18-20).

Le parole di Cristo Risorto sono uno straordinario annuncio di speranza e svelano il senso della missione affidata alla Chiesa. La sovranità universale e perenne del Figlio di Dio glorificato nella Pasqua, la sua presenza amorevole e la sua potenza redentrice costituiscono l’orizzonte di salvezza nel quale si iscrive l’opera di evangelizzazione degli Apostoli e dei credenti di ogni tempo. Anzi, questa stessa potenza è l’evangelizzazione in atto. Una nuova via si è aperta nella storia, via di salvezza e di riconciliazione, via di libertà e di pace.

Il Vangelo, potenza di Dio per chiunque crede (cf. Rm 1,16) conferirà all’esistenza umana la forma che da sempre Dio desidera, consentendo ad ognuno che si affiderà al Crocifisso Risorto di conoscere il suo volto amabile e di servirlo in santità e giustizia (cf. Lc 1,72-75).

2. Il Vangelo di Cristo e la vita dell’uomo non sono separabili: il Vangelo è per la vita e la vita ha bisogno del Vangelo. Tutto ciò che è umano sta a cuore alla Chiesa, la cui missione ha come scopo di far presente la salvezza di Gesù Cristo, custodendo l’umano nella sua più profonda verità e contribuendo ad esprimerne tutta la dignità e la bellezza. L’esordio della Costituzione Pastorale Gaudium et Spes esprime questo pensiero con particolare efficacia: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” [1].

3. L’evangelizzazione è una realtà ricca, complessa e dinamica di cui è difficile dare una definizione senza il rischio di impoverirla. Essa scaturisce da quello che possiamo chiamare il nucleo costitutivo della Chiesa: “Dio ha parlato, ha veramente rotto il grande silenzio, si è mostrato, ma come possiamo far arrivare questa realtà all’uomo di oggi, affinché diventi salvezza? […] Solo Dio stesso può creare la sua Chiesa, Dio è il primo agente: se Dio non agisce, le nostre cose sono solo le nostre e sono insufficienti; solo Dio può testimoniare che è Lui che parla e ha parlato” [2]. Da qui un’indicazione fondamentale per l’evangelizzazione e la nuova evangelizzazione propria dei tempi attuali: “La precedenza è sempre di Dio, egli parla ed opera. La Chiesa può solo co-operare. Proprio il verbo co-operare può descrivere adeguatamente il compito della Chiesa nella evangelizzazione, un compito che risponde ad un orientamento programmatico per la vita della Chiesa, di tutti i suoi membri, delle famiglie, delle comunità, delle sue istituzioni” [3]. Attraverso l’evangelizzazione la forza santificante del Vangelo è destinata a raggiungere in ogni epoca della storia i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità: nella misura in cui questo accadrà l’evangelizzazione avrà raggiunto il suo obiettivo, consentendo alla grazia divina di produrre il suo frutto di salvezza.

 L’Iniziazione Cristiana

4.  Nell’ampio orizzonte dell’evangelizzazione si colloca l’Iniziazione Cristiana. Essa costituisce uno degli ambiti più importanti della missione della Chiesa e un cardine della sua azione pastorale. L’Iniziazione Cristiana, infatti, “non è una delle tante attività della comunità cristiana, ma l’attività che qualifica l’esprimersi proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare se stessa come madre” [4]. Consapevole del suo grande valore, la Chiesa ha sempre investito nell’Iniziazio­ne Cristiana le sue migliori energie e si è sempre interrogata sulle più adeguate modalità di attuazione.

5. Ma che cosa intendiamo per Iniziazione Cristiana? Quale significato dobbiamo attribuire a questa espressione abbastanza familiare ma non sempre così immediatamente chiara? [5]. L’Iniziazione Cristiana è “l’introduzione e l’accompa­gnamento di ogni persona all’incontro personale con Cristo nella comunità cristiana”, ovvero lo sviluppo del dono della salvezza accolto da ciascuno nella fede della Chiesa. Ogni parola ha qui il suo peso: l’essenza della Iniziazione Cristiana è l’incontro personale con il Cristo vivente, esperienza viva di attrazione nella potenza dello Spirito Santo che precede e fonda ogni conoscenza dottrinale e ogni scelta morale; tale incontro avviene nella comunità cristiana, luogo vitale e soggetto educante dei credenti in cammino; avviene, inoltre, secondo la modalità specifica dell’introduzione e dell’accompagnamento, cioè in un arco di tempo ben definito e secondo una pedagogia della fede che è propria della Chiesa stessa. In questo cammino di introduzione e di accompagnamento alla vita di fede hanno un posto di assoluta rilevanza i Sacramenti.

6. Le diverse generazioni dei discepoli di Cristo hanno il compito di incarnare il Vangelo nel tempo in cui vivono. Cristo infatti ci è contemporaneo perché è “il Primo, l’Ultimo e il Vivente (Ap 1,17). Proprio per questo l’evangelizzazione acquista in ogni epoca della storia una sua propria forma. La Chiesa di oggi si interroga sulle nuove vie che lo Spirito sta aprendo, affinché la Parola che salva raggiunga tutti gli uomini. E tra le domande che riguardano l’evangelizzazione contemporanea vi è anche quella sull’Iniziazione Cristiana: è viva, infatti, l’esigenza di un rinnovamento della proposta di introduzione alla fede negli anni dell’infanzia e della fanciullezza. Lo richiede il mutato contesto sociale ed ecclesiale. Occorre dunque comprendere le istanze di questo momento storico, per coglierne meglio la grazia e insieme affrontarne le sfide. Si tratta di un compito da assumere con passione e saggezza, docili all’azione dello Spirito.

La situazione attuale

7.  Parlando di Iniziazione Cristiana intendiamo riferirci ai primi anni della vita di una persona, più precisamente al cammino di crescita del dono della fede seminato in un bambino e in un ragazzo fino alla sua preadolescenza. Siamo ben coscienti che nella storia della Chiesa il senso dell’espressione non è sempre stato questo. In epoca apostolica, ma anche nei primi secoli, la formula chiamava in causa piuttosto gli adulti e il loro cammino catecumenale. Non possiamo tuttavia prescindere dalla constatazione che a tutt’oggi nella Chiesa italiana ed in particolare nella nostra Diocesi ambrosiana, la domanda del Battesimo per gli infanti è ancora la forma determinante di ingresso alla fede. Questo fenomeno chiede certamente una sapiente valutazione pastorale ma in ogni caso costituisce l’elemento determinante cui riferirsi per definire, in prima istanza, sia la stessa Iniziazione Cristiana che la sua attuazione pastorale. Se da una parte l’Iniziazione Cristiana degli adulti torna ad essere oggi di grande attualità, dall’altra per “Iniziazione Cristiana” non possiamo non intendere primariamente l’ingresso nella fede dei bambini e dei ragazzi.

8.  Resta vero che, come accennato, l’attuale situazione pastorale domanda una sapiente valutazione. Pensando anche agli anni successivi al Battesimo dei bambini la Conferenza Episcopale Italiana osserva: “Se da un lato non va disperso quel patrimonio che vede ancora una significativa adesione di fanciulli e ragazzi alla catechesi, dall’altro si impone un’ulteriore riflessione, se si vuole che le nostre parrocchie mantengano la capacità di offrire a tutti la possibilità di accedere alla fede in modo autentico e positivo” [6].

Si devono considerare in particolare alcuni dati significativi che rispecchiano la situazione delle Chiese di antica tradizione cristiana bisognose di nuova evangelizzazione: in primo luogo, un crescente numero di bambini non riceve più il Battesimo, dal momento che i genitori non ne fanno più richiesta; in secondo luogo, non pochi figli di battezzati o di catecumeni vengono battezzati non più nei primi anni dell’infanzia ma negli anni della fanciullezza, in età scolare; da ultimo, le statistiche ci dicono che la maggior parte degli immigrati stranieri nella nostra Diocesi è di religione cattolica: che cosa comporta questo sul versante del Battesimo dei loro bambini e del cammino che ne segue? Si tratta di elementi decisamente rilevanti in ordine ad una riflessione sull’Iniziazione Cristiana nella prospettiva della nuova evangelizzazione.

9. Più in generale, occorre riconoscere che il contesto sociale e familiare nel quale i ragazzi oggi crescono è radicalmente cambiato. L’ambiente che li circonda spesso risulta povero di esperienze e di segni cristiani. Non è più possibile presupporre tranquillamente una vita comunitaria effettiva, una pratica di preghiera avviata, una vita morale sviluppata e una conoscenza effettiva di Gesù e della Chiesa. Più che generare sterili lamentele, questa situazione deve diventare per noi un invito a rivisitare il percorso dell’Iniziazione Cristiana nella consapevolezza ritrovata dell’identità evangelizzatrice della Chiesa. Proprio in questo senso possiamo parlare di “ispirazione catecumenale” della nuova proposta di introduzione alla fede. Il catecumenato faceva e fa appunto questo: conferisce all’Iniziazione Cristiana la forma chiara di un cammino, dai primissimi passi fino alla desiderata e piena partecipazione alla vita della comunità cristiana. In concreto, il catecumenato allarga lo sguardo dalla sola catechesi all’intera esperienza di fede ecclesiale, che è fede accolta e professata, celebrata e pregata, vissuta nella condivisione e nella carità. Per questi motivi, l’apporto dell’ispirazione catecumenale alla revisione attuale dell’Iniziazione Cristiana può essere molto utile e fecondo. D’altra parte, l’ispirazione catecumenale può giovare davvero al rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana dei bambini e dei ragazzi nella misura in cui il suo apporto verrà armonicamente composto con la prospettiva educativa tipica di queste età, la quale conferisce al cammino di introduzione alla fede una forma propria, diversa da quella degli adulti.

 L’Iniziazione Cristiana dei fanciulli nella Diocesi ambrosiana

10.   Docile all’azione dello Spirito e consapevole della sua missione, la Chiesa italiana in questi ultimi quarant’anni ha compiuto passi significativi nella direzione di un rinnovamento della Iniziazione Cristiana. Più recentemente, “molte parrocchie e diocesi italiane, a seguito anche della pubblicazione delle tre Note pastorali sull’iniziazione cristiana (1997-2003), hanno dato vita a sperimentazioni di cammini di iniziazione con proposte diverse, comprendenti sia un percorso ordinario, sia l’itinerario catecumenale, sia la catechesi familiare o i percorsi sostenuti da movimenti e associazioni. Queste sperimentazioni hanno evidenziato come l’Iniziazione Cristiana cominci quando i genitori chiedono il Battesimo per il loro bambino a poche settimane o mesi di vita, come del resto già indicato dai catechismi della Conferenza Episcopale Italiana. Anche per i fanciulli che incominciano la catechesi a sei-sette anni è oggi quanto mai necessario un adeguato primo annuncio del Vangelo, che possa condurli insieme ai genitori a un inserimento globale nella vita cristiana anche attraverso la celebrazione dei sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia, insieme a itinerari penitenziali che culminano nel Sacramento della Riconciliazione” [7].

11. La stessa Conferenza Episcopale Italiana ha auspicato, per il decennio 2010-2020 dedicato all’educazione, che tutte le diocesi italiane attuino un programma educativo di rinnovamento della catechesi in generale e dell’Iniziazione Cristiana in particolare: “In questo decennio sarà opportuno discernere, valutare e promuovere una serie di criteri che dalle sperimentazioni in atto possano delineare il processo di rinnovamento della catechesi, soprattutto nell’ambito dell’Iniziazione Cristiana. È necessario, inoltre, un aggiornamento degli strumenti catechistici, tenendo conto del mutato contesto culturale e dei nuovi linguaggi della comunicazione” [8].

12.  La nostra Diocesi è tra quelle che si sono mosse in questa direzione. Da almeno quindici anni, infatti, è in corso nella nostra Chiesa un profondo ripensamento dell’Iniziazione Cristiana dei bambini e dei ragazzi. Dal 2003 al 2008 si è dato vita anche ad una sperimentazione diocesana degli itinerari da zero a quattordici, condotta da una apposita Commissione Arcivescovile con il coinvolgimento di un numero notevole di parrocchie [9]. Dal 2007 – anno in cui l’esperienza della sperimentazione è stata dichiarata conclusa per la fase da zero a sei anni – e dal 2008 – in cui si è conclusa anche la fase successiva, altre parrocchie con il consenso dell’Ordinario si sono aggiunte nei percorsi di sperimentazione avviati [10]. Nel frattempo sono stati attivati dei corsi di formazione per le catechiste e i catechisti, allo scopo di introdurli nelle prospettive della nuova proposta di Iniziazione Cristiana.

13. Questo lavoro, condotto con generosità e impegno da parte di molti, ha trovato il suo approdo ufficiale in alcuni importanti documenti: per la fase battesimale e della prima età (0-6 anni), nella lettera pastorale dell’Arcivescovo per l’anno 2007-2008 intitolata Famiglia comunica la tua fede [11] e nel documento del Consiglio Episcopale Milanese intitolato Il mistero dell’accoglienza [12]; per l’insieme del percorso, ma soprattutto per le fasi successive ai sette anni, nel documento del Consiglio Episcopale Milanese dal titolo Verso la pienezza della vita cristiana, pubblicato nel 2010 in allegato alla lettera pastorale del card. Dionigi Tettamanzi In cammino con San Carlo [13]. Quest’ultimo testo fa il punto della situazione per quanto concerne la sperimentazione in Diocesi e presenta le linee guida di un rinnovato cammino di Iniziazione Cristiana per i bambini e i ragazzi. Tali linee possono essere così riassunte: 1) l’Iniziazione Cristiana è presentata in prospettiva catecumenale come una introduzione globale alla fede e alla vita cristiana; 2) si prevede e si sollecita un coinvolgimento della comunità cristiana nella formazione di fede dei bambini e dei ragazzi, in stretta collaborazione con i genitori; 3) si sottolinea l’importanza della fase battesimale e post-battesimale di questo cammino (da zero a sei anni); 4) si propone una strutturazione ben precisa della seconda fase del cammino (da sei a undici anni), avviata da una proposta di “primo annuncio”; 5) si raccomanda un’attenzione particolare per la fase che segue il conferimento dei Sacramenti, chiamata “fase mistagogica”.

Si tratta di linee guida assolutamente rilevanti, che segnano un punto di non ritorno e che vanno considerate ormai patrimonio comune. Quanto all’ordine dei Sacramenti, l’indicazione del Consiglio Episcopale Milanese fu la seguente: celebrare unitamente i Sacramenti della Cresima o Confermazione e dell’Eucaristia (Prima Comunione) nel quarto anno del percorso di Iniziazione Cristiana.

Punti fermi di un rinnovamento

14. La descrizione dell’Iniziazione Cristiana come introduzione dei bambini e dei ragazzi all’incontro personale con Cristo nella comunità cristiana, cioè come lo sviluppo del dono della salvezza accolto dai bambini e dai ragazzi nella fede della Chiesa, lascia chiaramente intravedere le sue due caratteristiche essenziali che costituiscono il punto cruciale di tutto il discorso. Esse sono: in primo luogo, la natura di “cammino” che l’Iniziazione Cristiana assume in rapporto alla complessiva esperienza della fede da parte dei piccoli; in secondo luogo, il ruolo che in essa riveste la comunità cristiana e in particolare quel gruppo di persone che al suo interno si farà carico del loro accompagnamento e che identificheremo con la formula “Comunità Educante”. Su queste due caratteristiche vogliamo concentrarci in modo particolare.

Un cammino di introduzione alla vita cristiana

15. L’Iniziazione Cristiana si dispiega nell’arco di tempo che abbraccia l’infanzia e la fanciullezza, approdando all’età delle preadolescenza: si tratta della prima stagione della vita, la cui importanza è a dir poco fondamentale. Il punto di partenza sacramentale è la celebrazione del Battesimo che normalmente avviene ancora a poche settimane dalla nascita. Dall’attesa del bambino e dalla preparazione al Battesimo prende avvio per i genitori e per i loro bambini un cammino di iniziazione, a configurare il quale interverranno quelli che possiamo a giusto titolo definire i “quattro pilastri” della vita cristiana. Li troviamo presentati nel Libro degli Atti degli Apostoli, là dove si descrive per la prima volta il vissuto della comunità di Gerusalemme: si tratta dell’ascolto della Parola di Dio, della comunione fraterna, dello spezzare il pane e delle preghiere, dello slancio missionario (cf. At 2,42-47) [14].

Non è pensabile la vita cristiana se non così, cioè come il frutto di una misteriosa azione dello Spirito attraverso la quale Cristo stesso viene incontro agli uomini, nell’interazione costante di queste quattro dimensioni.

16. L’introduzione dei bambini e dei ragazzi alla vita di fede va dunque pensata in modo analogo, cioè, più dettagliatamente, come un’introduzione alla conoscenza delle Scritture e dell’insegnamento autorevole della Chiesa, all’ esperienza viva della comunione ecclesiale, alla celebrazione dei Sacramenti e alla preghiera, all’ apertura di cuore nei confronti di tutti gli uomini e al desiderio di portare loro il Vangelo di Cristo. Questa, appunto, è l’Iniziazione Cristiana: un cammino di introduzione alla vita cristiana in tutta la sua ricchezza. Che cosa questo comporterà nel corso degli anni sul versante concreto del vissuto quotidiano andrà precisato con cura: si dovrà comunque immaginare per i bambini e per i ragazzi, insieme con i loro genitori, un alternarsi equilibrato di momenti di insegnamento, di preghiera, di celebrazione, di incontro con testimoni, di aiuto a persone sofferenti, di condivisione fraterna, di festa, ecc.

 Il ruolo della “Comunità Educante”

17.  L’Iniziazione Cristiana è “espressione di una comunità che educa con tutta la sua vita e manifesta la sua azione dentro una concreta esperienza di ecclesialità” [15]. È bello pensare che tutta la comunità cristiana si faccia carico della fede dei propri bambini e dei propri ragazzi. In forte comunione con ciascuna famiglia, promuovendo e sostenendo l’azione dei genitori, le Parrocchie, le Unità Pastorali e le Comunità Pastorali mettono in campo tutte le energie educative, tutti i soggetti e tutti gli ambienti al fine di realizzare quest’opera di introduzione dei più piccoli alla vita di fede.

18. Se questo è il compito dell’intera comunità, sarà tuttavia indispensabile che alcuni in particolare lo assumano in modo diretto, costituendo quella che chiameremo la “Comunità Educante”: un gruppo di persone adulte, che vive al suo interno le dinamiche evangeliche della comunità, ed è per i piccoli e per i loro genitori riflesso e concreta espressione della sollecitudine dell’intera comunità cristiana. Come immaginare una simile Comunità Educante? Ciascuna parrocchia o Comunità Pastorale dovrà partire dalla sua concreta situazione, valorizzando le persone che già stanno operando e pian piano allargando il gruppo. In linea generale si dovrà pensare alle figure che di fatto intervengono nell’educazione dei bambini e dei ragazzi all’interno della vita parrocchiale o in stretto rapporto con essa: il sacerdote, il diacono, la consacrata, una o più coppie di sposi-genitori, gli insegnanti e in particolare gli insegnanti di religione cattolica, gli educatori in oratorio, gli allenatori sportivi e, naturalmente, i catechisti. Sarà molto importante lavorare insieme: la forza di questa azione educativa consiste infatti nella capacità di operare concordemente a favore dei bambini e dei ragazzi, creando per loro un ambito di vita sano, umanamente attraente, in cui si riconosce la presenza del Signore Risorto.

19. L’Oratorio, realtà molto cara alla nostra diocesi, costituisce la struttura tradizionale che dà concretezza a questa configurazione della Comunità Educante, qualificando le presenze e le iniziative, motivando la corresponsabilità degli adulti e dei giovani che vi operano, orientando al compito essenziale di accompagnare alla maturità della fede l’insieme delle proposte e delle iniziative. I metodi e la vivacità di Associazioni e Movimenti Ecclesiali, orientati a una vera comunione, offrono preziose energie e risorse significative che devono essere valorizzate.

 Un cambiamento di mentalità

20. Se questi sono i due punti essenziali dell’Iniziazione Cristiana, cioè la sua natura di “cammino” in relazione all’esperienza globale della vita cristiana e il ruolo della “Comunità Educante”, meritano di essere fatte altre considerazioni, che consentano di rimarcare e approfondire il dato fondamentale. Siamo anzitutto di fronte a un importante e necessario cambiamento di mentalità: occorre infatti passare dall’idea delle lezioni di catechismo per prepararsi ai Sacramenti nell’imminenza della loro celebrazione, a quella di un cammino di introduzione progressiva alla vita cristiana, un cammino che si compie nell’arco dell’infanzia e della fanciullezza sino alla preadolescenza. Siamo invitati a considerare gli anni della vita dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, dalla nascita fino alla soglia dell’adolescenza, come il tempo in cui, essi, accompagnati dai loro genitori e dalla comunità cristiana, crescono nella conoscenza del mistero di Cristo, gustando e vedendo quanto è buono il Signore. L’incontro personale con lui nella sua Chiesa è il contenuto dell’Iniziazione Cristiana. È anche il fine a cui mira lo Spirito Santo che opera in loro.

 Il coinvolgimento dei genitori

21. I genitori sono i primi educatori dei loro figli. Essi sentono normalmente vivo il desiderio e la responsabilità di corrispondere a questo compito. Affiancarsi a loro sarà molto importante. Con discrezione e rispetto, ma anche con cordiale sollecitudine, occorrerà operare affinché i genitori si sentano realmente coinvolti nell’Iniziazione Cristiana dei loro figli, anche qualora si trovassero effettivamente distanti dalla vita della comunità cristiana. Sarà compito in particolare della “Comunità Educante” compiere quest’opera di coinvolgimento cordiale e intenso dei genitori, a partire dalla celebrazione del Battesimo, facendoli sentire a pieno titolo parte di questa stessa comunità e rendendo onore al loro ruolo primario di educatori dei loro figli.

22. Non è facile per i genitori comprendere cosa significhi aiutare i loro ragazzi a crescere nella fede. Se per alcuni si tratta di una felice esperienza già in atto, per altri, forse la maggioranza, si tratta invece di un sincero desiderio che non sa bene come realizzarsi. Altri semplicemente non vi hanno mai pensato. In ogni caso, è doveroso che si offra loro un aiuto reale e discreto. Senza dimenticare un altro aspetto decisamente rilevante: l’Iniziazione Cristiana dei propri figli è normalmente un’occasione estremamente preziosa per la fede dei genitori. L’esperienza ci ha dimostrato che molti di loro riscoprono la forza e la bellezza del Vangelo nell’incontro con una comunità cristiana che con loro si prende cura della fede dei loro figli. Sarà importante in questa linea elaborare una specifica proposta di pastorale familiare in concomitanza con il cammino di Iniziazione Cristiana dei bambini e dei ragazzi, valorizzando l’ambito della famiglia come luogo primario di educazione alla fede: si pensi in particolare alla preghiera in famiglia, alla domenica e ai giorni di festa, alle grandi feste dell’Anno Liturgico, ai piccoli gesti di attenzione reciproca, alle scelte di carità verso i poveri o i bisognosi, a tutto ciò che può contribuire a fare della famiglia una vera “Chiesa domestica”.

L’attenzione alla persona

23. Nel cammino di Iniziazione Cristiana la persona va posta al centro dell’attenzione. L’amore reciproco è il comandamento che Gesù ci ha lasciato e nei confronti dei più piccoli si traduce in una cura piena di sollecitudine per ciascuno di loro. Le situazioni sono necessariamente molto diverse, come pure le personalità: è indispensabile che quanti accompagnano i bambini e i ragazzi negli anni della loro crescita mettendosi al servizio della loro fede lo facciano con affettuosa diligenza, cercando di capire che cosa ciascuno di loro sta vivendo e come ciascuno di loro si sta aprendo all’opera della Grazia.

24.  Una forma di verifica del cammino non dovrà mancare, ma risponderà sempre ai criteri del Vangelo e a quelli dell’età. Non si dovranno prevedere automatismi nel cammino di Iniziazione Cristiana ma eventuali rallentamenti andranno ben ponderati, tenendo conto dell’importanza che ha per ciascun ragazzo l’appartenenza ad una classe scolastica. Il caso di fratelli vicini in età andrà considerato con attenzione. L’intervento educativo, particolarmente in un accompagnamento che riguarda la fede, non dovrà mai essere penalizzante, né tantomeno mortificante. Il principio guida è quello della benevolenza di Dio, che non è mai arrendevole accondiscendenza ma è comunque sempre affettuosa accoglienza. La conoscenza non superficiale delle persone permetterà di capire che cosa è giusto chiedere a ciascuno in riferimento al suo cammino personale.

L’importanza della “fase battesimale e post-battesimale”

25. Il cammino di Iniziazione Cristiana dei bambini inizia con il Battesimo e vede nella fase post-battesimale un tempo particolarmente significativo. L’attuale situazione della nostra Chiesa – come già osservato – ci consegna una prassi del Battesimo ai bambini ancora ampiamente diffusa. Occorre vedere nella domanda del Battesimo da parte dei genitori un’opportunità provvidenziale. Dobbiamo “vivere un incontro con queste persone, che risulti il più possibile comprensibile da un punto di vista umano e quindi credibile e in qualche modo gradito” [16].

“Dietro tale richiesta si dovrà, certo, riconoscere e valorizzare l’intuizione di un papà e di una mamma dell’effettiva importanza del Battesimo per il proprio figlio. D’altro canto, con buon realismo, occorrerà essere anche accorti del fatto che oggi non è più possibile presupporre che la richiesta del Battesimo per i figli comporti la conoscenza in profondità di questo Sacramento e di che cosa significhi accompagnare la crescita del bambino battezzato in una vita di fede” [17].

Per questo, i genitori andranno aiutati ad accompagnare i propri figli sul versante della fede sin dai primi anni, immaginando di vivere con loro momenti di confronto e di convivialità, secondo un progetto che nella nostra Diocesi è stato in buona parte già elaborato [18].

26. Si dovrà inoltre tenere in alta considerazione il rapporto con le scuole dell’infanzia, particolarmente quelle parrocchiali o di ispirazione cristiana, e da subito avviare con loro una sapiente collaborazione educativa nell’ambito della fede.

Accoglienza e primo annuncio

27.  In corrispondenza con l’avvio della seconda fase del percorso di Iniziazione Cristiana, cioè in concreto a partire dal settimo anno di età, si dovrà prevedere un tempo di accoglienza e di primo annuncio a favore dei bambini e dei loro genitori. Laddove un numero significativo di genitori e di bambini avranno vissuto nei primi sei anni dal Battesimo un’esperienza di fede felicemente condivisa, ci si potrà attendere da loro un contributo per creare il giusto clima di accoglienza nei confronti degli altri genitori che invece, per diverse ragioni, non si trovano nella stessa situazione. È infatti opportuno che l’avvio del tempo di Iniziazione Cristiana sia contraddistinto da una proposta di “primo annuncio” opportunamente pensata. La condizione attuale dei genitori, infatti, è nella maggior parte dei casi quella di una certa distanza dalla vita di fede, non necessariamente motivata da avversione o contestazione, anzi, normalmente accompagnata da una sostanziale disponibilità. La comunità cristiana attraverso la “Comunità Educante” è chiamata a immaginare concretamente i primi passi da compiere, allo scopo di condurre questi genitori e i loro figli ad una sempre più profonda conoscenza del mistero di Cristo.

 Uno sguardo agli anni della preadolescenza

28.Non è immaginabile un percorso di Iniziazione Cristiana che prescinda totalmente dagli anni della preadolescenza, tempo sul quale un simile percorso va ad affacciarsi. Il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza rappresenta, oggi particolarmente, un momento assai delicato e proprio per questo meritevole di singolare attenzione. Vissuta l’esperienza negli anni dell’infanzia e della fanciullezza, i ragazzi sono chiamati ad affrontare una stagione nuova, nella quale si fa più chiara la percezione della propria personalità e l’esigenza di una propria autonomia. In questa nuova fase della loro vita l’esperienza della fede subirà notevoli trasformazioni e quindi la proposta educativa esigerà una nuova modalità di approccio. Creatività e competenza consentiranno di elaborare un itinerario adeguato da donare ai ragazzi come esperienza convincente di vita, offerto da una “Comunità educante” che desidera prendersi cura di loro. Dare corpo ad una simile proposta va considerato un compito imprescindibile della diocesi e di ogni comunità cristiana, al quale dedicarsi con le migliori energie.

Esigenza di formazione

29.Un cammino di Iniziazione Cristiana così inteso, domanda da parte di tutti uno slancio di generosità e di impegno. Prima ancora, domanda una visione del compito educativo nella luce della fede. Siamo tutti esortati a collaborare con la grazia di Dio che chiama ogni uomo, lo attrae con la sua forza santificante e lo introduce nella vita dei salvati. La grazia opera attraverso la testimonianza e questa assume normalmente la forma del servizio umile e generoso. L’accompagnamento dei bambini e dei ragazzi nell’età dell’infanzia e della fanciullezza e l’impegno a educarli nella fede è una delle forme più belle e più preziose di questo servizio. Molte sono le persone che in questo momento si stanno adoperando in Diocesi per aiutare i più piccoli a crescere nella fede: pensiamo in particolare ai catechisti e alle catechiste che, spesso a costo di notevoli sacrifici, hanno assunto questo impegno. Ma altre sono le figure che intervengono a costituire quella Comunità Educante che, come detto, va considerata decisiva in ordine all’accompagnamento dei ragazzi nella fede. A tutti va il più vivo apprezzamento e la più sincera riconoscenza. Ai catechisti e alle catechiste, in particolare, raccomandiamo di aprirsi alle nuove prospettive che sono state qui illustrate e di disporsi con buona volontà ad assumere quanto verrà offerto in ordine ad una adeguata formazione. Abbiamo tutti bisogno di capire meglio come svolgere il compito che a ciascuno è stato affidato, in reciproca collaborazione. Sarà premura di quanti sono preposti a guidare l’itinerario diocesano di Iniziazione Cristiana non lasciar mancare a tutte le figure educative in esso generosamente coinvolte opportuni momenti di formazione e strumenti adeguati.

Celebrazione dei Sacramenti nel cammino di Iniziazione Cristiana

 La scelta della Chiesa latina

30.La celebrazione dei Sacramenti ha una rilevanza fondamentale all’interno del cammino di Iniziazione Cristiana. La scelta della Chiesa latina di posticipare la celebrazione della Cresima e dell’Eucaristia nell’ “età della ragione” ha portato a inserire nell’itinerario di Iniziazione Cristiana anche il Sacramento della Riconciliazione e ciò ha determinato una differenza rilevante rispetto al modello originario del cammino catecumenale per gli adulti.

 Riflessione dogmatica e discernimento pastorale

31. Per quanto riguarda la modalità di celebrazioni dei Sacramenti e la loro successione nel tempo la consapevolezza che tutti i Sacramenti sono “ordinati all’Eucaristia” [19] non ha determinato una prassi uniforme nella storia della Chiesa latina né una univoca indicazione da parte del Magistero della Chiesa [20]. Dovrà essere il discernimento pastorale istruito dalla riflessione dogmatica a motivare ultimamente la scelta dell’ordine dei sacramenti nel cammino attuale della Iniziazione Cristiana.

Le attuali indicazioni pastorali

32. È in questa linea che vanno interpretate le attuali indicazioni del nostro Arcivescovo, Cardinale Angelo Scola, espresse in comunione con il Consiglio Episcopale. A conclusione dell’ampia consultazione condotta le linee diocesane sono così definite:

–          la celebrazione dei tre Sacramenti successivi al Battesimo (Cresima, Eucaristia, Riconciliazione) avvenga entro il tempo della fanciullezza, cioè, nello specifico, entro l’undicesimo anno di età di un ragazzo;

–          i Sacramento della Cresima e dell’Eucaristia siano celebrati in modo distinto e in tempi successivi;

–          l’ordine di celebrazione dei Sacramenti sia tale da prevedere prima la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, quindi la celebrazione dell’Eucaristia (Santa Messa di Prima Comunione) e infine la celebrazione della Cresima;

–          i momenti dell’anno liturgico più adatti per la celebrazione dei Sacramenti sono:

  • la Quaresima del terzo anno di Iniziazione Cristiana (corrispondente normalmente al quarto anno di scuola primaria) come tempo opportuno per la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione;
  • il tempo Pasquale dello stesso anno come tempo opportuno per la celebrazione dell’Eucaristia o “S. Messa di Prima Comunione”;
  • il tempo Pasquale e il tempo dopo Pentecoste – fino all’inizio del successivo tempo di Avvento – del quarto anno di Iniziazione Cristiana (corrispondente normalmente all’ultimo anno della scuola primaria e all’anno di avvio della scuola secondaria inferiore) per la celebrazione della Cresima;

–          per quanto riguarda il Sacramento della Cresima, vengono date le seguenti indicazioni riguardanti il ministro, il padrino/madrina e i luoghi di celebrazione:

1) il ministro della Cresima deve significare il legame con il Vescovo diocesano e quindi con la Chiesa particolare, pertanto deve esprimere una dimensione ecclesiale della vita cristiana più ampia della comunità locale sperimentata quotidianamente. Il ministro deve quindi essere un Vescovo o un presbitero provvisto di facoltà, individuato in modo stabile dall’Arcivescovo, in primo luogo tra i membri del Consiglio Episcopale Milanese. Il calendario delle celebrazioni, fissato entro un tempo definito, dovrà essere pertanto disteso nell’intero arco temporale precedentemente indicato, così da incontrare l’effettiva disponibilità di uno dei ministri stabili, volendosi invece escludere il ricorso a presbiteri che vengono dotati ad actum della debita facoltà.

2) Il padrino deve essere una persona in grado di accompagnare i ragazzi nella fede. Nella tradizione antica il padrino era espressione della cura della comunità cristiana per il cammino di fede dei catecumeni, piuttosto che di legami familiari. Per questo è possibile che il padrino/la madrina siano scelti tra coloro che costituisco la “Comunità Educante”. In ogni caso si deve chiedere ai genitori che sin dall’inizio della seconda fase del cammino di iniziazione (quindi due anni prima della celebrazione della Cresima) comincino a pensare a questa figura e a sceglierla venendo aiutati a comprendere le condizioni che devono accompagnare la scelta di questa figura [21];

3) Circa i luoghi di celebrazione della Cresima, pur non escludendo la singola parrocchia, si invitano i presbiteri a considerare attentamente l’opportunità di contesti sovraparrocchiali (chiese centrali, compresa la chiesa Cattedrale, dove celebrare anche in più turni), che esprimano più marcatamente il senso di appartenenza alla Chiesa diocesana e il rapporto con il Vescovo.

33. Fissate queste decisioni riguardanti la celebrazione dei Sacramenti, frutto di un discernimento pastorale intenso e a tratti sofferto, è bene ricordare che il punto essenziale della proposta di rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana sta nelle due caratteristiche precedentemente ricordate, vale a dire la sua forma in rapporto alla totalità della vita cristiana e la presenza attiva della “Comunità Educante” a fianco dei bambini e ragazzi. La decisione di conservare l’ordine attuale nella celebrazione dei Sacramenti risponde all’intenzione di non generare un senso di spaesamento in tanti che trovano un aiuto nella modalità di Iniziazione Cristiana consolidata e tende a valorizzare il più possibile il tempo della fanciullezza come momento particolarmente propizio per l’esperienza sacramentale, soprattutto dell’Eucaristia, valorizzando nel contempo i tratti specifici della celebrazione della Cresima come esperienza di inserimento nella Chiesa particolare e apertura al successivo cammino della preadolescenza.

34. Resta inteso che chi ha avviato un cammino di sperimentazione lo proseguirà e lo porterà a termine secondo le modalità concordate all’inizio con i ragazzi e i genitori. Per alcuni anni il percorso dell’Iniziazione Cristiana avrà una pluralità di indirizzi. Il rispetto per il lavoro di sperimentazione svolto induce a considerare doveroso concludere adeguatamente ciò che si è avviato con retta intenzione e in spirito di obbedienza. Se lo spirito è quello di una sincera comunione, non si faticherà a convergere progressivamente verso la prassi indicata, accolta e condivisa.

 Il compito del clero e dei presbiteri in particolare

35. Un’ultima parola merita di essere spesa per sottolineare l’importanza che il presbiterio avrà in quest’opera di rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana. L’esito di questa proposta in buona parte dipenderà dal consenso e dal personale impegno dei pastori delle comunità cristiane. A tutti deve stare a cuore l’Iniziazione Cristiana dei bambini e dei ragazzi. In questi ultimi tempi si è fatta particolarmente viva l’esigenza di arrivare su questo punto ad una condivisa linea di azione. Ora la strada è stata indicata. Sarà importante cogliere il punto essenziale di questa proposta e a partire da questo guardare serenamente alle specifiche scelte pastorali riguardanti la celebrazione dei Sacramenti.

36. Lo Spirito del Signore Gesù, che è Spirito di sapienza e insieme Spirito di pace, guidi i nostri passi nel comune cammino che ci attende, facendo di questo impegno comune l’occasione per sperimentare ancora più intensamente la grazia di Cristo e la bellezza di appartenere alla sua Chiesa.

 


[1]  Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, 1.

[2] Benedetto XVI, Riflessione del Santo Padre, Prima Congregazione della XIII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 8 ottobre 2012.

[3] Benedetto XVI, Omelia in occasione dell’apertura della XIII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 7 ottobre 2012.

[4] Conferenza Episcopale Italiana, Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, Annuncio e Catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del Documento di Base, Roma, 2010, n. 14.

[5] Così la definisce la CEI: “Il progressivo attuarsi nel tempo del progetto salvifico di Dio, che chiama l’uomo alla vita divina del Figlio inserendolo stabilmente nella Chiesa e ricolmandolo in abbondanza della grazia dello Spirito Santo” (Conferenza Episcopale Italiana, Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai sette ai quattordici anni, Roma, 1999, n. 19).

 

[6] Conferenza Episcopale Italiana, Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, Annuncio e Catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del Documento di Base, Roma, 2010, n. 14.

[7]  Ibidem.

[8] Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Roma, 2010. n. 54.

[9] I dati ultimi disponibili parlano di 169 parrocchie coinvolte, 110 delle quali nella sperimentazione della prima fase dell’itinerario (da 0 a 6 anni), 52 nella seconda (da 6 a 11) e 29 nella terza (da 11 in avanti). La somma risulta maggiore di 169 perché ad alcune parrocchie è stato consentito di sperimentare due fasi dell’itinerario.

[10] In numero di 26.

[11] Dionigi Tettamanzi, L’amore di Dio è in mezzo a noi. La missione della famiglia al servizio del Vangelo. Famiglia comunica la tua fede, Centro Ambrosiano, Milano 2007.

[12] Arcidiocesi di Milano, Il mistero dell’accoglienza. Il battesimo, prima tappa dell’iniziazione cristiana. Strumento per il lavoro pastorale delle comunità, Centro Ambrosiano, Milano 2008.

[13] Consiglio Episcopale Milanese, Verso la pienezza della vita cristiana. Il rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana dei bambini e dei ragazzi nelle comunità pastorali e parrocchiali della Diocesi, Milano, 2010.

[14] Si veda al riguardo il n. 8 della Lettera Pastorale per l’anno 2012-2013 del nostro Arcivescovo (A. Scola, Alla scoperta del Dio vicino. Lettera pastorale per tutti i battezzati e per quanti vorranno accoglierla, Milano, 2012).

[15] Conferenza Episcopale Italiana, Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, Annuncio e Catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del Documento di Base, Roma, 2010, n. 14.

[16] D. Tettamanzi, Mi sarete testimoni. Il volto missionario della Chiesa di Milano, Milano, 2003, n. 57.

[17] Consiglio Episcopale Milanese, Verso la pienezza della vita cristiana. Il rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana dei bambini e dei ragazzi nelle comunità pastorali e parrocchiali della Diocesi, Milano, 2010, n. 8.

[18] Su questo argomento sono già stati pubblicati alcuni sussidi, tra i quali le guide che descrivono i vari momenti della fase 0-6 anni: Diocesi di Milano, Verso il battesimo. Attesa di un bimbo, preparazione e celebrazione del suo battesimo, Centro Ambrosiano, Milano 2011 e Diocesi di Milano, Dopo il battesimo. Percorso di fede con genitori e bambini (0-6 anni), Centro Ambrosiano, Milano 2012.

[19] “Se davvero l’Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, ne consegue innanzitutto che il cammino di Iniziazione Cristiana ha come suo punto di riferimento la possibilità di accedere a tale Sacramento […]. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che veniamo battezzati e cresimati in ordine all’Eucaristia. Tale dato implica l’impegno di favorire nella prassi pastorale una comprensione più unitaria del percorso di iniziazione cristiana” (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, Roma, 2007, n. 17).

[20] “A questo riguardo è necessario porre attenzione al tema dell’ordine dei Sacramenti dell’iniziazione. Nella Chiesa vi sono tradizioni differenti. Tale diversità si manifesta con evidenza nelle consuetudini ecclesiali dell’Oriente e nella stessa prassi occidentale per quanto concerne l’iniziazione degli adulti, rispetto a quella dei bambini. Tuttavia tali differenziazioni non sono propriamente di ordine dogmatico, ma di carattere pastorale. Concretamente, è necessario verificare quale prassi possa in effetti aiutare meglio i fedeli a mettere al centro il sacramento dell’Eucaristia, come realtà cui tutta l’iniziazione tende. In stretta collaborazione con i competenti Dicasteri della Curia Romana le Conferenze Episcopali verifichino l’efficacia degli attuali percorsi di iniziazione, affinché il cristiano dall’azione educativa delle nostre comunità sia aiutato a maturare sempre di più, giungendo ad assumere nella sua vita un’impostazione autenticamente eucaristica, così da essere in grado di dare ragione della propria speranza in modo adeguato per il nostro tempo (cfr 1Pt 3,15) (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, Roma, 2007, n. 18).

[21] Cf. Codice di Diritto Canonico, nn. 873-874.

Permalink link a questo articolo: https://www.quintoevalle.it/catechesi-ragazzi/mat-ragazzi-recuperabile/131019-linee-diocesane-per-liniziazione-cristiana-dei-fanciulli/