Chiese “dalle genti”

Testimonianze raccolte in parrocchia

Per la preparazione della nostra Via Crucis
abbiamo raccolto alcune testimonianze di persone che vivono con noi.

Ci sembrano interessanti.

 

“UN POPOLO IN PERICOLO DI ESTINZIONE”

Per cause storico politiche il nostro popolo era in pericolo, lo stato voleva un’unica nazione con l’Ungheria cancellando il popolo rumeno. Un vescovo ha cercato di tenere vive le nostre tradizioni compresa un piccolo gruppo di chiesa cattolica romana ma la paura e la persecuzione ha fatto in modo di avere un unico rito: quello greco- ortodosso.

Non c’era catechismo, che veniva semplicemente fatto in casa e di nascosto. Le tradizioni di preghiera popolare come la via crucis, il rosario, le statue…ecc sono sparite. Anche la celebrazione dei sacramenti sparita…l’unica possibilità rimastaci era quella della confessione perché segreta. Ma per viverla bisognava attraversare il confine dello stato, andare in Ungheria a proprio rischio e pericolo. Il problema era anche la confusione delle “lingue”, anche se la fede e il desiderio di viverla era molto forte.

i problemi che nascevano da questa situazione erano: la non conoscenza della lingua, quindi non comprensione di quello che si ascoltava. Rito diverso, di conseguenza non si capitava cosa si stava celebrando. Nel mio cuore è nata una domanda molto forte: “Signore, quale religione è vera? In tutta questa confusione dove andare per stare con Te?”. eravamo proprio figli di nessuno. Tutto il messaggio siamo figli di Dio che ci ama, non riuscivo a sentirlo per me. Non mi sentivo amata da Dio, non capivo, sentivo sempre una grande paura del diavolo, del male. Cercavo però di trasmettere comunque ai figli la tradizione della fede, l’onestà, la spiritualità…..

Venuta in Italia ho trovato un “ordine”, unico rito, celebrazioni chiare, una lingua unica da imparare e ho cominciato a capire la bellezza della vita amata da Dio. Gli strumenti che mi hanno aiutato sono stati: l’ordine delle celebrazioni, l’ascolto di radio Maria, le relazioni personali con il sacerdote e altri.

Ora anche nel mio paese c’è la libertà, ma questo non ha ancora cancellato la “confusione delle lingue”, e in più ha intiepidito la fede. Eravamo figli di nessuno prima e lo siamo ancora adesso.

Delle tradizioni ricordo che prima di ogni festa grande c’è sempre un periodo di “quaresima” di penitenza dove ogni preghiera, ogni sacrificio diventava un chicco di grano che poi macinato serviva per fare comunione.

(Maria)

“ALBANIA: UNA CHIESA RISORTA.”

Pensando alla “mia” chiesa faccio mio questo titolo detto da un Vescovo.

Le statue che abbiamo sono fatte con delle rocce bianche, mi sembra marmo, perché la roccia non si può distruggere. È come dire fate pure quello volete, cercate di distruggere ma la roccia rimarrà intatta. Non la potrete eliminare. Mi sembra il simbolo della tenacia della nostra Chiesa risorta dalla persecuzione.

La mia città è Rubik, la mia zona è Mirdit chiamata il vaticano del balcano, qui sorgono due delle grandi chiese dell’Albania una dedicata a Gesù Salvatore, l’altra a S. Antonio.

La chiesa di Gesù salvatore ha degli affreschi del 1272, quindi una bellissima chiesa antica ma negli anni del regime (a partire circa dal 1965) viene distrutta. Quella di S. Antonio che ha resistito all’invasione e nei 500 anni della sottomissione alla Turchia, nei 50 anni del regime viene distrutta completamente.

Ma il popolo non si arrende: di nascosto e nella notte andavano a prelevare la terra e l’acqua benedetta da tenere nei bauli di casa, come per sentire la presenza, la vicinanza del Signore anche in quei tempi bui.

Mentre il regime vietava assolutamente ogni tipo di religione, non si poteva parlare di Dio in nessun modo la fede continuava a vivere nei cuori, nonostante il pericolo e la persecuzione. Bisognava stare attentissimi a non lasciare trapelare niente altrimenti il rischio erano i lager. Uno dei rischi maggiori erano i bambini che nella loro innocenza venivano continuamente interrogati sulle cose più semplici. Ad esempio nei giorni di festa, come il Natale, Pasqua ecc., a scuola, o da alcuni vicini filo regime, ai bambini chiedevano cosa avevano mangiato a cena e se solo la risposta era qualcosa di più curato del solito partivano le denunce. Eppure le donne erano attente a non lasciare cadere le tradizioni, lavorando tutte nei campi sapevano le une delle altre che, arrivando le feste, giorni prima o dopo mettevano piccoli segni di cura anche nei poveri pasti, e tutte ne custodivano il segreto. Questa cura vinceva la paura e ha aiutato a tenere viva la fede.

Le figure fondamentali per mantenere la fede sono stati i nonni. La parola dei nonni per noi, culturalmente, è sempre stata molto importante e da custodire nel segreto. Questo aiutava a non far trapelare niente dei piccoli gesti, delle parole dette a denti stretti……perché la paura e il rischio era veramente grande e terribile.

Pensa che ancora oggi mi capita di irrigidirmi, perché non mi sembra vero che tutto sia passato e mi sembra di essere ancora osservata, spiata.

Altre figure importanti per la “rinascita” della nostra fede sono stati i volontari e missionari italiani che hanno davvero fatto un grande lavoro di liberazione dalla paura. Io ricordo che venivano, soprattutto d’estate e ci aiutavano giocando, animando… facendo quello che qui chiameremmo oratorio. Questo ci ha davvero aiutato infatti il mio popolo ha un grande affetto per voi italiani. Affetto e riconoscenza, tanto che pur essendo molto ospitali se vengono in casa degli italiani l’accoglienza e l’ospitalità è ancora più grande.

Pensa che nella nostra tradizione l’accoglienza il saluto per chi arriva in casa è da sempre: “sia lodato il Signore”, anche questo il regime non l’ha cancellato.

Così come non ha cancellato l’importanza della preghiera a S. Antonio. Nella nostra chiesa all’avvicinarsi della festa di S. Antonio, per 13 martedì tutto il popolo, qualunque fede religiosa professi, ci sono degli incontri di preghiera che tengono conto del modo diverso di pregare. La chiesa cattolica infatti è questo: essere aperta a tutti i modi di pregare, saper accogliere le preghiere di tutti. Questi martedì di preghiera sono una radicata tradizione anche oggi, tantissima gente soprattutto tantissimi giovani si radunano e pregano, si veglia tutta la notte e questa esperienza lascia nel cuore stupore e una grandissima pace.

Si, i giovani, uno dei frutti della libertà religiosa quando è caduto il regime, è proprio l’apertura alla fede dei giovani.

(Nella)

Si vive in pace e non c’è nulla che distingue gli dagli altri…

Un paesino a 7 km da Scutari, per metà cattolico, l’altra metà mussulmani. Si vive in pace e non c’è nulla che distingue gli dagli altri perché entrambi senza segni religiosi. Anche oggi si vive insieme, in pace.

Il regime ha tolto tutto ciò che può far pensare all’esistenza di qualunque Dio. In compenso però si era tutti uguali perché tutti si viveva allo stesso modo. Non avevamo nulla ma c’era il lavoro equamente distribuito tra coltivazione di tabacco o di riso. Certo c’era sfruttamento ma si mangiava.

Il comunismo ha ucciso tantissimi preti anche a Scutari. I pochi sopravvissuti raccontano di quelle cose sopportate davvero incredibili.

La fede è stata custodita e fatta conoscere dai nonni. Ricordo il mio nonno che di nascosto, con una piccolissima fiammella di candela ci radunava tutti per pregare con il rosario.

Questa custodia della fede ha permesso la rinascita della chiesa e anche la ricostruzione degli edifici, portando gioia grande.

Ricordo nel ‘90, quando è caduto lo stato, arrivò un vescovo italiano e il 15 agosto, per noi festa del paese, diede la possibilità a tutti quelli che lo desideravano di ricevere la Cresima. Fu una grandissima festa, quasi una nuova Pentecoste, gente di tutte le età ricevettero il dono dello Spirito.

Le prime ad arrivare, in attesa della ricostruzione delle chiese, furono le suore italiane, che piccoli luoghi dove ci si poteva ritrovare, giocare, pregare, trovarsi insieme…e cercare di vincere la paura che ci era rimasta appiccicata addosso. Non era semplice avere il permesso di andare in giro da sole, soprattutto per le ragazze, ma quando c’erano le suore lo potevamo fare anche i genitori erano tranquilli.

Nel ’97 abbiamo vissuti momenti davvero difficili e di grande violenza si aprirono le carceri, e ogni cosa confiscata dallo stato tornò in circolazione. All’inizio gli animali, la terra, i beni venivano suddivisi secondo la composizione delle famiglie. Poi ci fu chi cominciò ad approfittarsi della situazione cercando di prendere il più possibile.

Il problema grosso fu, che si aprirono anche i magazzini dove erano nascoste le armi così che ognuno se ne impadronì con la scusa della difesa personale, della propria famiglia ecc. con la conseguenza che aumentò la violenza, si sparava per nulla. Tanti furono i morti e i feriti in quegli anni. La sicurezza non c’era proprio più. Ancora oggi molte armi sono in giro, fino al punto che il prete ha fatto un appello di consegnare le armi rimaste a lui che si presta come mediatore per non avere sanzioni o addirittura punizione penale.

In questo paesino, oggi, sono rimasti solo gli anziani perché gli altri sono emigrati quindi non si riesce ad avere un’idea precisa della fede oggi. Anche se all’estate quando si torna rivivono le tradizioni, come la devozione a S. Antonio, e si riempiono le chiese.

Ciò che si vede oggi è la grande differenza tra i ricchi, che sono molto ricchi, e i poveri che sono molto poveri. Fino quasi a rimpiangere l’essere tutti uguali del tempo del comunismo però questa è l’unica cosa che si riesce a vedere buona.

(Vilma)

Chiesa dell’Equador…

La Chiesa dell’Equador è una Chiesa molto viva, le tradizioni cristiane e il vivere la fede aiuta anche a mantenere un clima caldo di accoglienza tra la gente.

Tutti si partecipa alle proposte della settimana santa, ogni paese ha le sue tradizioni, ci possono essere modalità diverse di vivere la via crucis, ma la cosa che è per tutti è che si partecipa. Non c’è una casa, ad esempio che non abbia la palma, proprio come segno della benedizione di Dio. La via crucis si vive per le strade e muove tutta la gente dai bambini agli anziani, ed è proprio una rappresentazione di ciò che visse Gesù.

A questo periodo ci si prepara con digiuni o cibi essenziali, senza carne, per cui i momenti della festa sono caratterizzati anche dalla cura del cibo. Ci sono cibi elaborati e particolari propri di quei giorni di festa, come la “Fanesca” fatta con 12 legumi diversi che dicono i 12 apostoli. ….tutti questi piatti devono essere curati, hanno una lunga preparazione e devono essere condivisi con la famiglia o con amici, vicini ecc.

Claudia

Chiesa copta di Egitto…

Nella Chiesa copta di Egitto alla settimana santa ci si prepara con digiuni, segni, silenzio e preghiera. Anche se non ci sono celebrazioni particolari fino alla veglia di Pasqua.

I giorni che precedono la Pasqua nelle chiese si vedono delle tende nere segno della grande tristezza che provoca la morte di Gesù. è raccomandato di trovare tempo per la preghiera, di stare con il Signore. Si chiede di curare la carità e gli atteggiamenti nella normalità della vita, coltivare la sincerità, il rispetto del nome di Dio…e di vivere momenti di unione in famiglia.

L’atteggiamento caratteristico è quello del silenzio e della gioia. Cercando il dono della riconciliazione non solo con Dio ma anche con i fratelli, per esempio salutare i nemici.

La nostra chiesa è libera di vivere la fede anche se ultimamente l’ISIS rende difficile questo. Sono successi tanti attentati. In Italia ciò che da più fastidio è la mancanza di rispetto a Dio e agli altri, come ad esempio la bestemmia facile e la mancanza del saper ringraziare.

George

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