Sulle rive del fiume Eufrate

Una sera d’ottobre dell’anno 539 avanti Cristo

Racconto per l’oratorio estivo 2017

Redattore.: Anche questa sera, tutto porta alla tristezza.
Da molti anni la nostra comunità si trova qui in esilio.

Coro: Ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori: “Cantateci canti di Sion!”.
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?  (sal 137)

Red.: Ci ritroviamo qui, ogni sabato, all’inizio di ogni sabato, per pregare…
Ma non è facile!

Coro: Come cantare i canti del Signore
in terra straniera? (nota 1)

Red.: Stanno arrivando alla spicciolata.
Si ode una voce desolata: Tohu, wa Bohu! (Caos e desolazione);
E’ Giacobbe, un vecchio a cui i molti anni di esilio hanno tolto il senno.
Parecchi gli fanno eco: Tohu, wa Bohu! Tohu, wa Bohu! Tohu, wa Bohu!

Coro: “Perché il Signore Dio ci fa tutto questo?”
“Avete abbandonato il Signore
per servire nella vostra terra divinità straniere…
sarete servi di stranieri in una terra non vostra”.

Red.:Il sacerdote interviene, con voce forte, perentoria:
Sac.: ” Dio creò, in principio, il cielo e la terra”
Red.: e indica ai suoi piedi, un piccolo fiore
che aveva sfidato la calura di quella giornata assolata;
poi accennando all’orizzonte infuocato del tramonto:
Sac.:  “Sì – continuò –
la terra era informe e deserta; le tenebre ricoprivano l’abisso,
ma lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque!”. (nota 2)

Red.:E ci invitò a pregare con lui

Sac.: In principio Dio creò il cielo e la terra.

    Silenzio

Sac.: Dio disse: “Sia la luce!”.
Ass.: E la luce fu.
Sac.: Dio vide che la luce era cosa buona e bella.
Ass.: La luce è cosa buona; la luce è cosa bella.
Sac.: Chiamò la luce giorno, le tenebre notte. (nota 3)

Red.: E fu sera e fu mattina: giorno primo.

Coro: il Signore è la luce che vince la notte. Alleluia

Sac.: Dio disse: “Sia un firmamento in mezzo alle acque
per separare le acque dalle acque”.
Dio fece il firmamento ;  separò le acque che sono sotto il firmamento
dalle acque che sono sopra il firmamento.
Ass.: E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. (nota 4)

Red.: E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

Sac.: Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo
si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto”.
Ass.: E così avvenne.
Sac.: Chiamò l’asciutto terra, chiamò la massa delle acque mare.
Ass.: La terra era cosa buona la terra era cosa bella.
Sac.:Dio disse: “La terra produca germogli, erbe che producono seme
e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme,
ciascuno secondo la propria specie”.
Ass.: E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe e alberi che fanno ciascuno

Red.:E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

Sac.:Dio disse: “Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo,
per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste,
per i giorni e per gli anni
e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra”.
Ass.: E così avvenne. Dio fece le due fonti di luce grandi,
le pose nel cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte
e per separare la luce dalle tenebre. (nota 4)
Sac.: Dio vide che era cosa buona.
Ass.: Il sole e la luna sono cosa buone, sono cose belle,
perché sono tue creature!

Coro: Al Signore canterò, loderò il suo nome.
Sempre lo ringrazierò finché avrò vita.

Red.: E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Sac.: Dio disse: “Le acque brulichino di esseri viventi ; uccelli volino sopra la terra.
Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano
e brulicano nelle acque, secondo la loro specie,
e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie.
Dio vide che era cosa buona.  (nota 5)
Ass.: Dio vide che era cosa bella; Dio vide che era cosa bella!
Sac.: Dio li benedisse: “Siate fecondi e moltiplicatevi
e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra”.

Red.: E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

Coro: Tu ami tutte le cose che esistono
e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?
Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue,
Signore, che ami la vita. (sap 11)

Sac.: Dio disse: “La terra produca esseri viventi: bestiame, rettili e animali selvatici “.
Ass.: E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, il bestiame, e tutti i rettili.
Sac.: Dio vide che era cosa buona.
Ass.:Era cosa buona, era cosa bella!

Sac.: Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine,
secondo la nostra somiglianza:
dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo,
sul bestiame, su tutti gli animali selvatici
e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.

Redattore: Si alzò dal fiume, una brezza leggera ,
“un  filo di silenzio sonoro”invase tutta l’assemblea.
E lì era il Signore». (nota 6)

Sac. Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.

silenzio

Sac.: li benedisse e disse loro:
“Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”.

silenzio

Sac.: Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
Ass.: La cosa più bella, più buona!

Red.: E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Coro: O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
 tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

silenzio

Red.: Eravamo ormai pronti a celebrare il sabato, il settimo giorno. (nota 7)
Giorno nel quale Dio cessò da ogni lavoro;
giorno che Dio benedisse e consacrò.

Red.: Come all’inizio della serata, si udì nell’assemblea la voce di Giacobbe;
non più desolata, ma piena di nuovo vigore;
intonava uno dei nostri salmi più belli:

Lodate il Signore, genti tutte,
popoli tutti, cantate la sua lode,

Ass.: Forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.
Alleluia.

Note per chi non si accontenta

Nota 1:
È questo un racconto di Israele,
scritto quando gli Ebrei erano prigionieri in esilio (587-538 a.C)
e si trovavano presso i fiumi di Babilonia.
Erano lontani da casa. E lontano da casa spesso sorgono le domande importanti.
Da dove veniamo e dove andiamo? A che scopo siamo qui su questa terra, a volte così paradisiaca e a volte così deserta e vuota?
Ci sentiamo abbandonati, senza difesa. “L’acqua ci sale fino alla gola,
ci manca il respiro” (salmo 68). Tutti dicono: “Dov’è il tuo Dio?”
Mia roccia, Perché mi hai dimenticato?

Un sacerdote d’Israele racconta una storia.
Un sacerdote senza tempio.
Anche lui è lontano da casa; attinge sia da fonti antiche di secoli, sia da fonti del suo tempo.
Così è nata questa storia con la quale egli consola la sua gente.
Non tiene una lezione su come si è formato il mondo; canta piuttosto una ballata religiosa sul tema.
Il sacerdote offre agli esiliati, sotto forma di un canto, le riflessioni valide che ha racimolato qua e là, dal passato e dal presente.

Nota 2:
terra: La parola ebaica (‘erez) significa sia la terra intera, sia la terra d’Israele,( ‘erez Israel).
La piccola storia di Dio con questo popolo sta quindi per la grande storia universale.
A ben riflettere, questo è il motivo per il quale ci siamo posti ai piedi di questo sacerdote ebreo, presso i fiumi di Babilonia, che sta per iniziare il suo racconto. Chissà che proprio lì non si trovino tracce del Creatore del cielo e della terra!

terra era deserta e vuota:  Di una tale situazione gli Israeliti ne sanno qualcosa, cacciati ed esausti come sono, prigionieri presso i fiumi di Babilonia, mentre la “terra di Israele” è andata in rovina.
Deserta e vuota è la vita.

Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque: Come un’aquila vibra e trema sospesa nel cielo sopra il nido dei suoi piccoli, così è sospeso lo spirito di Dio sopra i flutti primordiali. Se uno dei piccoli spiega le ali per la prima volta e sta per cadere, l’aquila si getta in picchiata, raccoglie il piccolo sulle sue ali, lo porta nel nido sicuro. L’aquila è sospesa sopra il nido dei suoi piccoli, lo difende, lo protegge, lo custodisce.
Così il respiro di Dio è sospeso sopra le acque tenebrose, meditando un piano.
Al momento del Battesimo di Gesù si riprende questa scena. Si dirà: “Uscendo dall’acqua, Gesù vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto la mia benevolenza” (mc 1).
La cura amorevole si Dio si fa manifesta
e la colomba sembra aggiungere delicatezza all’immagine dell’aquila.

Nota 3:
E la luce fu: non si tratta della luce del sole e della luna. Quella luce verrà accesa solo al quarto giorno.
È la luce che splende nelle tenebre e che le tenebre non possono spegnere. È la luce che proviene dalle parole di Dio e, finché Dio continua a parlare, non sarà mai più buio.
Noi non vaghiamo inos­servati e non amati attraverso un universo muto; no, Dio parla e, “sul popolo che cammina nelle tenebre, una luce risplende”. (Is 11,1)

Chiamò la luce giorno, le tenebre notte: Dio fa separazione fra luce e tenebre, e così si forma un tempo da lui protetto.
Da un’antica storia: «Piena di domande, la luce fissò Dio: “Che cosa devo fare?”
“Essere giorno” – disse Dio. – “Giorno è il tuo nome. Essere giorno è la tua vocazione.” La luce sarà luce del giorno per Dio e per gli uomini.
Poi disse Dio alle tenebre. “Tu sei notte! E mettiamoci d’accordo: tu ogni mattina ti farai da parte per lasciar posto alla luce del giorno.”»

Nota 4:
Dio fa separazione fra acque e acque e così si forma uno spazio da lui protetto. “Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno, non torneranno a coprire la terra”. (sal 103)
Il sacerdote canta così la sua canzone,
con l’immagine del mondo di quei tempi davanti agli occhi:
la terra, una superficie piana;
al di sopra, una volta celeste sorretta da colonne;
al di sotto il mondo sotterraneo,
il tutto circondato dalle acque dell’oceano primordiale.
Il popolo si trova con l’acqua alla gola, là presso i fiumi di Babilonia. Questo non è bene. Ma il sacerdote assicura che il suo popolo non ha niente da temere dall’acqua mortifera: il nostro Dio, che una volta aveva avuto la prima parola, un giorno avrà pure l’ultima parola.
È una visione, un sogno di un nuovo cielo e una nuova terra, di cui parla anche l’ultima pagina dell’Apocalisse: “e il mare non c’era più” (apc 21).

Proclama il sacerdote d’Israele: il Sole e la Luna, le divinità che Babilonia adora, non sono i poteri che determinano il destino e il corso della vita.
Non sta tutto scritto nelle stelle. Non ci credete!. Non ci sono divinità!
Sole, luna e stelle sono solo lanterne, buone per scaldare e illuminare, buone per il calendario. Lumicini. Lumicini belli e utili: nulla più di questo.

Nota 5
Che cosa distingue un animale dall’altro? Il suo genere, la sua specie.
La diversità dà lode alla fantasia di Dio.
La cura della nostra identità è la prima risposta ai doni di Dio.
Dio vide che era buono.

Nota 6
Il richiamo è alla storia di Elia. (1Re 19,12)
Dio disse: “Facciamo gli esseri umani”. La corte celeste trattiene il respiro, che cosa mai sta per fare Dio adesso! È ovvio che ha in mente qualcosa di speciale.
Questa volta anche Dio sembra titubante,
sembra quasi che l’azione creatrice si arresti un attimo.
Dio riflette. Si può percepire che sta riflettendo.
Silenzio, perché adesso sta per accadere qualcosa…
Quanto Dio ha fatto fin qui,
è stato fatto a favore della creatura che verrà creata ora.
Dio sta per coronare la sua creazione.
Non dice facciamo gli esseri umani, secondo la loro specie,
ma “Facciamo esseri umani a nostra immagine, a nostra somiglianza».

All’uomo è stato dato il compito di avere cura della terra e degli animali;
ma sopratutto, l’essere umano, uomo e donna, deve essere fecondo.
Bisogna procreare e bisogna generare.
Parole tutte che richiamano la “creazione”.
Dicono gli studiosi parlando del verbo creare: “Il verbo ebraico sottolinea il carattere straordinario dell’azione divina e designa anche l’intervento di Dio nella storia del suo popolo (Is 43,1-15).
Quest’agire divino è de­signato dalla Bibbia e dai testi dell’Antico Oriente anche con altre voci, come «produrre, modellare, generare ».

Nota 7
Il sabato, il dono d’Israele al mondo. E’ anche un dono di Dio.
Per questo il sacerdote ha intonato per ben sette volte il suo inno.
Durante il sabato celebri la tua libertà.
E non solo tu, ma anche il tuo schiavo e la tua schiava devono partecipare a quella gioia.

“L’inizio Egli è di tutto
e viene anche alla fine;
di quanto esiste è tutto: origine, senso e fine”.
  (Inno delle Chiese riformate)

Il settimo giorno perciò non ha fine.
In questo punto non sta scritto: e fu sera e fu mattina, il settimo giorno.
Il settimo giorno è un giorno senza fine.

* * *

Così un sacerdote, presso i fiumi di Babilonia,
consola e incoraggia il suo popolo errante.
Con un inno contro la paura.
Con un canto di fede in sette strofe.

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